La filosofia di Giordano Bruno

Giordano Bruno nasce a Nola nel 1548 ed è uno degli esponenti più interessanti del Rinascimento italiano. Entra, nell'ordine dei domenicani a Napoli ove studia per vari anni filosofia e teologia, ma nel 1576 iniziò ad esser sospettato di eresia e fuggì, sostando un po’ per tutta Italia per finire poi a Parigi ove la sua sintesi filosofica si sviluppò particolarmente assumendo uno stampo neoplatonico molto diverso da quello "cristiano". Morì nel 1600 a Roma arso vivo quando fu catturato e condannato appunto, di eresia.

Egli è l'artefice della moderna concezione dell'infinito, e arriva ad affermare che l'universo è uno spazio infinito costituito da infiniti mondi. Il termine infinito indica ciò che non ha limite che non ha misura o conclusione. Per Giordano Bruno l'infinito è il principio e il fondamento dell'universo costituito infatti da infiniti mondi e coincidente con Dio stesso.

Il suo pensiero va contro la fisica aristotelica e il geocentrismo dell’epoca in quanto afferma appunto l'infinità dell'universo che costa di infiniti mondi e che proprio per questo essendo infinito non può avere un centro e ogni punto e allo stesso tempo centro e periferia.


Egli sostiene una visione panteistica in cui Dio coincide con la natura nella sua totalità e creatività senza limiti in quanto Dio è” Mens super omnia” ovvero mente al di sopra di tutto, ed è anche “Mens insita omnibus” ovvero presente in tutte le cose.

Nel primo modo di vedere, Dio è fuori dal cosmo, in quanto è vano il tentativo di risalire dalla natura a chi l’ha creata. Per il secondo punto di vista Dio è invece immanente nelle cose e risulta accessibile alla ragione dell’uomo. Dio è anima del cosmo, artefice del mondo, che opera attraverso l’intelletto universale, cioè l’insieme di tutte le idee o forme che plasmano la materia. Dio è anche causa e principio dell’essere: causa in quanto è l’Energia che produce il mondo, e principio perché è l’elemento costitutivo delle cose.

Giordano Bruno dà all’universo l’attributo di infinito, concependo l’universo, come avverrà più tardi, in qualcosa di infinito, dentro cui si trovano una varietà di mondi e creature.

Una conseguenza significativa di questa concezione dell'universo è che la terra e l'uomo non occupano più quel posto privilegiato che per quell'epoca era la visione della Chiesa (visione geocentrica) ma l'uomo viene esaltato in quanto ha ricevuto in dono la capacità di contemplare e trasformare il mondo, capacità sia pratica che intellettiva, fondamentali per la comprensione la trasformazione delle cose. Infatti, la dignità dell'uomo non è affidata soltanto alla forza e all'intelligenza ma anche al valore manuale che costituisce la causa ultima grazie alla quale l'uomo si è allontanato da quella condizione bestiale per avvicinarsi a una condizione divina.

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