Hobbes e lo stato assoluto
Thomas Hobbes nacque a Westport in Inghilterra il 5 aprile 1588. Fece un percorso scolastico abbastanza lungo, fino ad arrivare a studiare all’universitaria Magdalen Hall di Oxford, dove apprende la logica sillogistica e approfondisce il latino e il greco, ma a questi, preferisce lo studio della geografia e la lettura dei libri di viaggio.
Nascendo
nel 1588 Hobbes assistette a fatti drammatici che colpiscono il suo Paese, come
ad esempio lo scontro tra il Parlamento e il sovrano, culminato in una vera e
propria guerra civile. Oggigiorno noi la chiamiamo la cosiddetta Rivoluzione Inglese
avvenuta tra il 1628 e il 1660. Infatti, nel 1640 Hobbes decise di abbandonare
la sua Inghilterra, in quanto aveva timore che le sue idee filo-monarchiche
potessero suscitare reazioni negative da parte del Parlamento, per questo
motivo si rifugiò in Francia più precisamente a Parigi dove decise di svolgere
un esilio volontario, per poi tornare nel 1651 in patria, a Londra. Ebbe una
lunga vita, e visse fino all’età di 91 anni.
Hobbes
viene ancora oggi identificato come una delle personalità più singolari del
pensiero moderno, per questo viene visto come una figura significativa per la
radicalità delle posizioni teoriche. infatti, esso è convinto della teoria dell’”assolutismo
Regio”, che si basa sulla concezione secondo cui al re, per diritto divino,
aspetta il potere assoluto. Questo concetto lo ha portato verso il suo progetto
politico, che nasce anche da una visione pessimistica dell'essere umano,
giudicato fondamentalmente egoista, avido e violento, sposando così il motto
del poeta latino Plauto, homo homini lupus (“ogni uomo è un lupo per l'altro
uomo”). Questa visione negativa della natura umana, comune a molti altri pensatori
dell'età moderna, porta Hobbes a descrivere l'uomo come un essere alla mercè
del proprio interesse personale. Questo significa che senza una forma superiore
di controllo che detta le regole e le leggi, le persone non avrebbero limiti
naturali al proprio agire se non, la forza e la prepotenza dell'altro. Hobbes, infatti
nelle diverse letture dei diari dei navigatori ed esploratori derivanti
dall’America, dove all'interno venivano descritte quelle terre con le loro dimensioni
selvatiche e primitive, riusciva a confermare la sua teoria sulla condizione
originaria e conflittuale della vita sociale.
Proprio
alla luce di quanto sopra per arrivare ad una società civile ordinata e
pacifica bisogna mirare ha una teoria opposta, dove proprio per limitare
l'egoismo e la meschinità dell'uomo, il potere deve essere messo in mano ad un
sovrano, che avrà così un potere individuale e assoluto in grado di garantire
pace e tranquillità.
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