Locke e l'indagine critica delle facoltà conoscitive

lo possiamo considerare il padre dell'empirismo moderno, in quanto secondo lui la ragione non viene più ritenuta assoluta e infallibile, ma essa viene ricondotta dentro i confini dell’esperienza; quindi, Locke vede la ragione non più come se fosse una facoltà conoscitiva illimitata e non condizionata dalla realtà, ma la vede proprio in stretta connessione con l'esperienza, dalla quale prende il materiale conoscitivo, infatti la sua teoria si basa sul principio che ogni nostra conoscenza deriva dall'esperienza.

Dal suo punto di vista il primo passo da fare è quello di esaminare l'origine, la certezza e l'estensione della conoscenza umana ed infatti muove una critica all’innatismo, ovvero al concetto che le idee siano innate.

Nel criticare tale pensiero pone una riflessione sul fatto che la presenza di un certo numero di verità fondamentali esistenti in ogni uomo, è falsa, e lo fa con degli esempi, come quello dei bambini o degli idioti, ovvero coloro che hanno dei deficit mentali, i quali non possono avere delle idee innate, oppure lo fa con l'esempio che non è, che per tutti esiste il bene e il male, il bello e il brutto, il giusto e l'ingiusto in quanto vi sono popoli per i quali quello che per molti è il male per altri è il  bene e viceversa, e quindi questa disparità di vedute confuta l’ innatismo e mostra la falsità delle argomentazioni che lo sostengono.

Nel criticare l’innatismo Locke parte dal concetto che la mente dell'uomo quando nasce è come un foglio in bianco, e quindi è priva di contenuti, e si domanda: da dove arrivano le idee che poi ogni uomo possiede?

E da qui la risposta “dall'esperienza” che però suddivide in due differenti tipologie

·        le idee di sensazione che sono quelle che provengono dagli oggetti esterni e quindi le formiamo attraverso i 5 sensi, (vista, udito, tatto, olfatto, e gusto)

·        le idee di riflessione che derivano dall'esperienza interna (come la tristezza, la gioia, l'amore, la rabbia etc.)

e saranno proprio queste due tipologie di idee che ci faranno acquisire gradualmente la conoscenza man mano che da bambini diventiamo ragazzi e che da ragazzi diventiamo uomini e quindi cresciamo.

Lasciando l'origine delle idee Locke passa a classificarle e le divide in due categorie:

le idee semplici che sono le uniche idee che l'esperienza ci fornisce, idee che riceviamo passivamente, e che non possiamo andare a scomporre ulteriormente; quindi, sono proprio le idee che derivano dall'idea di sensazione e dall'idea di riflessione,

le idee complesse che derivano dalle idee semplici ma che una volta che la mente le ha immagazzinate possono essere riprodotte e combinate, immaginiamo la mente come la memoria di un computer che elabora i dati immagazzinati.

Detto questo ne consegue che le idee semplici non si possono modificare, e quindi saranno sempre una garanzia di esperienza, mentre le idee complesse potranno essere sempre elaborate e quindi modificate, proprio per questo sarà possibile l’errore, e saranno proprio queste idee complesse che si distingueranno in:

o   idee di modi

o   idee di sostanze

o   idee di relazioni

Le idee di modi sono quelle idee complesse, che non possiedono un’esistenza autonoma ma che devono sempre essere riferite ad una sostanza, quindi, sono idee che non si reggono da sole, ad esempio l'amore che si riferisce ad un comportamento dell'uomo nei confronti di un altro.

Le idee di sostanza sono quelle idee che indirizziamo o riferiamo a qualcosa che è percepito come esistente per sé, in poche parole siccome non possiamo immaginare che le idee semplici si reggano da sole, siamo portati a supporre che queste debbano poggiarsi su un sostrato che le sostenga.

Le idee di relazioni nascono invece da un confronto di un'idea con un'altra e derivano dal rapporto istituito tra idee semplici, e in esse riconosciamo le idee di causa ed effetto, come ad esempio il freddo e la generazione del ghiaccio e l'idea di identità come, ad esempio, quella di un volto e il suo riflesso nello specchio.

Detto questo Locke afferma che

Ø  la conoscenza è circoscritta alle certezze sensibili esterne o interiori

Ø  la conoscenza è probabile e quindi sufficiente a orientarsi nel mondo, ma non è assoluta; infatti, la nostra certezza e la nostra conoscenza è limitata alle cose che abbiamo conosciuto, immaginiamo il pianeta terra, ma è ristretta se la paragoniamo allo spazio infinito, certezza che sfugge alla mente dell'uomo e che rimane inconoscibile.

Ø  la conoscenza genera due uniche certezze non sensibili, che sono quelle dell'io e di Dio, l'io perché deriva dalla nostra stessa esistenza e quindi è una conoscenza che abbiamo per via intuitiva, sulla quale non dobbiamo costruire un ragionamento, mentre quella di Dio l'abbiamo per via dimostrativa, ovvero attraverso un insieme di percezioni dovute al fatto che se nulla viene dal nulla per forza di cose deve esistere un Dio, un Creatore.

In conclusione, per Locke la ragione moderata dall'esperienza, resta l'unico strumento di cui l'uomo dispone per orientarsi nel mondo, ma spesso questa genera confusione e la confusione delle idee aumenta se adoperiamo un linguaggio inadeguato, imperfetto ed è proprio per questo, che per lui il problema del linguaggio prende una grande importanza.

Secondo il suo parere, le parole vanno a sostituire le idee o meglio le parole vengono usate per rappresentare e manifestare agli altri le nostre idee, ed è per questo che se noi riusciamo a fare chiarezza nel nostro linguaggio, riusciremo a esprimere la nostra conoscenza della realtà e a comunicarla agli altri uomini in maniera corretta ed è qui, che lui si sofferma, su tre punti cardini importanti ai fini della comunicazione, che sono:

Ø  rendere noti agli altri i propri pensieri e le proprie idee,

Ø  farlo nel modo più facile e rapido possibile,

Ø  comunicare in tal modo la conoscenza delle cose.



Commenti

Post popolari in questo blog

Locke: la concezione dello Stato e l’affermazione della tolleranza

Telesio e Campanella

Bacone il potere della scienza