Il pensiero dei philosophes: Voltaire, Condorcet e Montesquieu

 

Voltaire

Uno dei principali esponenti dell'illuminismo francese fu il filosofo francese Francois Marie Arouet detto Voltaire.

Nacque a Parigi nel 1694, ma visse a lungo in Inghilterra dove assorbì le idee di Newton e Looke.

il suo pensiero interpretò l'ideale dell’illuminismo, ideale di libertà di pensiero, di tolleranza, di pace e lottò per l'abolizione dell'ingiustizia e per il raggiungimento della felicità umana.

Il principale bersaglio del pensiero di Voltaire fu la Chiesa cattolica in quanto, sebbene lui credesse in Dio vedeva il suo Dio non come un volto severo che spaventava e che minacciava l’uomo, ma lo vedeva come un Dio benevole che anziché suscitare paure e sensi di colpa insegnava l'amore e la pace.

Voltaire, aveva una un atteggiamento di pensiero fondato sul deismo, secondo cui esiste una religione naturale, che si basa su delle verità razionalmente accettabili da tutti gli uomini, quale l'esistenza di un Dio che porta amore e bontà.

 Il fatto che Dio esista, per Voltaire era una certezza, in quanto nulla poteva nascere dal nulla e se esisteva l'universo, qualcuno doveva pur averlo creato, ed è proprio per questo che la ragione perviene ad un puro concetto naturale dell'esistenza di Dio, ma il fatto che Dio esista e sia buono e giusto non può evitare di constatare la presenza del male e della sofferenza, ma questa ,si tratta di una condizione indissolubile di fronte alla quale l'uomo non può che riconoscere la propria impotenza e debolezza.

Di fatto, che esista il male e la sofferenza non può togliere la speranza di ottenere una serenità ed una felicità nella vita, ed è proprio in quest'ottica che Voltaire lotta contro i pregiudizi che ostacolano la ragione, e lotta contro l'intolleranza, sostenendo il bisogno che le religioni accettino l'esistenza di una molteplicità di fede e di credenze.

Voltaire sostiene così un'idea della storia come sviluppo progressivo, in cui il succedersi degli eventi sembra orientato verso forme sempre più evolute di civiltà, e a questo proposito introduce l'idea di filosofia della storia in base alla quale il progresso trionfa e porta a forme sempre più evolute di civiltà.

Per lui, dunque, la storia consiste in un processo di graduale civilizzazione dell'uomo, processo che è partito dall'antichità ed è arrivato all'età moderna, migliorando, e che attraverso l'istruzione, ed appropriandosi del patrimonio passato è arrivato perfezionandosi all’età moderna.

Se l'antichità nella sua visione vedeva il ciclo naturalistico dei fenomeni, ovvero si nasce, si perisce, si rinasce e così via, al contrario la ragione vede le passioni che producono nuovi eventi e vede che tutte le epoche sono concatenate le une alle altre da un susseguirsi di cause ed effetti che uniscono il passato al presente.

Per questo, per Voltaire, bisogna liberare il pensiero da tutte quelle favole di superstizione di fanatismo di pregiudizi indotti dalle religioni, in modo da vedere il passato per quello che è stato, così da arrivare ad una civiltà libera.

 

Condorcet

Il filosofo Condorcet, sostiene che la natura non ha posto alcun limite al nostro progredire, ragion per cui la perfettibilità dell’uomo è di fatto illimitata. Il solo limite di tale perfettibilità è la durata del nostro pianeta, nonché la costanza delle leggi universali.

Condorcet riflette sul progresso conseguito nei tempi passati e giunge alla conclusione che è inevitabile che anche nei tempi futuri tale progresso continuerà.

Condorcet pensava che una volta che sarebbero state eliminati definitivamente la superstizione e la tirannia politica, le facoltà mentali degli uomini si sarebbero adeguate alle loro esigenze materiali con il conseguente perfezionamento dell’industria e dell’agricoltura ma, a dire di Condorcet i miglioramenti non sarebbero finiti qui. Infatti, secondo il suo pensiero, la perfettibilità del genere umano influenzerà anche la costituzione fisica dell’uomo ritardandone la morte sebbene non la eliminerà del tutto, e lo porterà alla massima felicità.

Ma per arrivare a questo, bisognava che la politica perseguisse tre obiettivi:

 

·        l’eliminazione delle disuguaglianze tra le nazioni

·        il conseguimento dell’uguaglianza all’interno di uno stesso popolo,

·        il reale perfezionamento dell’uomo, consistente nella sua liberazione dal potere tirannico e nell’acquisizione di una piena responsabilità morale.

 

Detto questo, per lui il progresso non avrebbe avuto limiti, in quanto sarebbe stato condizionato dal comportamento e dalla condotta degli uomini e dei governi.

 

 

Montesquieu 

Secondo il filosofo Montesquieu, rappresentante dell’illuminismo francese, la storia ha un ordine, che si manifesta in leggi costanti, intese come il rapporto necessario che deriva dalla natura delle cose.

Egli ritiene che ogni essere ha la sua legge, quindi anche l’uomo, e per tutelare il popolo o meglio i cittadini, sono necessarie delle leggi che lo governino, ma non nel loro corpo, quanto nel loro spirito.

Per tale motivo vede la struttura del Governo identificata in:

 

1)     Repubblica

È la sua forma preferita, si basa sul principio della virtù politica, dell’amore per la propria patria e dell’uguaglianza tra tutti i cittadini;

2)     Monarchia

Forma di Governo che si basa sul potere di un singolo (sovrano illuminato) o di una classe, il principio di questa forma di governo è l’onore che viene inteso come pregiudizio personale o di classe;

3)     Dispotismo

Il sovrano esercita il proprio potere attraverso la tirannide, il principio a cui fa capo è il timore, la paura.

 

In ognuna di queste tre forme di governo, Montesquieu ricerca il principio animatore, Virtù, Onore, Paura, che ne deve garantire la sopravvivenza, ovvero senza tale condizione il governo non potrà sopravvivere, e sarà destinato a corrompersi e decadere.

Secondo lui, l'elemento fondamentale dello Stato moderno è quindi la separazione dei poteri.

La concentrazione di tutto il potere dello Stato in un unico organo (fosse pure il Parlamento) lo renderebbe onnipotente e la sua onnipotenza potrebbe facilmente scadere in arbitrio. La separazione, invece, consente a un organo di controllare l’altro, secondo un sistema di pesi e contrappesi.

Attraverso la separazione dei poteri, il potere dello Stato viene diviso in tre e attribuito a tre organi tra loro indipendenti:

 

 

 

ü  il potere di fare le leggi o potere legislativo che viene conferito al Parlamento;

ü  il potere di eseguirle, cioè tradurre in pratica le loro prescrizioni, che viene attribuito al potere esecutivo che è conferito al Governo;

ü  il potere di applicare le leggi nei giudizi che spetta al potere giudiziario, affidato alla Magistratura.

 

Soprattutto l’indipendenza del potere giudiziario è essenziale per lo Stato di diritto. Solo così, infatti, si potrà garantire al cittadino il diritto di invocare la legge per ottenere protezione contro i torti provocati da altri cittadini o da funzionari dello Stato.

Nella sua analisi, Montesquieu prese come esempio la Costituzione Inglese, da lui considerata esempio di virtuosismo in quanto non democratica, non dispotica, ma bensì moderata, dove vince il bilanciamento tra le virtù dei cittadini ed i poteri delle istituzioni.



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