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Kant: i nuovi compiti del pensiero

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  Il problema della conoscenza nella Critica della ragion pura. Kant come filosofo rappresenta uno dei massimi esponenti del pensiero occidentale. La sua figura riveste un ruolo particolare, nel mondo filosofico, a dispetto del fatto di aver trascorso una vita apparentemente monotona, infatti, come uomo ebbe un comportamento molto ripetitivo nelle sue abitudini, le sue giornate e i suoi impegni erano scanditi da una puntualità ed una regolarità che raramente si riscontrano nell’essere umano, non viaggiò mai, ma il suo pensiero invece, arrivò a capovolgere i rapporti tra soggetto ed oggetto, nell’ambito del processo conoscitivo. Della sua produzione si distinguono due fasi:   1.      la fase precritica che risale ad un periodo anteriore alla pubblicazione delle sue tre opere principali, 2.      la fase del criticismo.   Nella fase precritica, Kant analizza i testi dei razionalisti e degli empiristi nutrendo i primi dubbi sulla validità della metafisica, fino a giudicar

Il pensiero dei philosophes: Voltaire, Condorcet e Montesquieu

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  Voltaire Uno dei principali esponenti dell'illuminismo francese fu il filosofo francese Francois Marie Arouet detto Voltaire. Nacque a Parigi nel 1694, ma visse a lungo in Inghilterra dove assorbì le idee di Newton e Looke. il suo pensiero interpretò l'ideale dell’illuminismo, ideale di libertà di pensiero, di tolleranza, di pace e lottò per l'abolizione dell'ingiustizia e per il raggiungimento della felicità umana. Il principale bersaglio del pensiero di Voltaire fu la Chiesa cattolica in quanto, sebbene lui credesse in Dio vedeva il suo Dio non come un volto severo che spaventava e che minacciava l’uomo, ma lo vedeva come un Dio benevole che anziché suscitare paure e sensi di colpa insegnava l'amore e la pace. Voltaire, aveva una un atteggiamento di pensiero fondato sul deismo, secondo cui esiste una religione naturale, che si basa su delle verità razionalmente accettabili da tutti gli uomini, quale l'esistenza di un Dio che porta amore e bontà.

Locke: la concezione dello Stato e l’affermazione della tolleranza

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Locke è il fondatore dell’illuminismo e della teoria liberale, afferma l’esistenza di diritti naturali e inalienabili dell’uomo ed elabora il principio della divisione dei poteri. Esso afferma che” lo stato di natura “non è altro che l’ipotetica condizione originaria in cui si trovano gli uomini, quando ancora non sono associati tra di loro, e non devono sottostare a una serie di norme, e, di questo stato, ne ha una visione positiva, in quanto crede che i soggetti non sono né associali e né amorali, ma sono individui illuminati dalla ragione, proprio perché godono di quei diritti naturali, che sono il diritto alla vita, alla libertà e alla proprietà. Secondo la sua visione, la libertà di ciascun essere può estendersi, fin quando non vada a ledere la libertà degli altri. Proprio per dare una garanzia di diritto, che mancherebbe nello stato di natura, Look sostiene che gli individui devono stipulare tra di loro un contratto di natura sociale, concezione definita “ contrattualismo

Locke e l'indagine critica delle facoltà conoscitive

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lo possiamo considerare il padre dell'empirismo moderno, in quanto secondo lui la ragione non viene più ritenuta assoluta e infallibile, ma essa viene ricondotta dentro i confini dell’esperienza; quindi, Locke vede la ragione non più come se fosse una facoltà conoscitiva illimitata e non condizionata dalla realtà, ma la vede proprio in stretta connessione con l'esperienza, dalla quale prende il materiale conoscitivo, infatti la sua teoria si basa sul principio che ogni nostra conoscenza deriva dall'esperienza . Dal suo punto di vista il primo passo da fare è quello di esaminare l'origine, la certezza e l'estensione della conoscenza umana ed infatti muove una critica all’innatismo, ovvero al concetto che le idee siano innate. Nel criticare tale pensiero pone una riflessione sul fatto che la presenza di un certo numero di verità fondamentali esistenti in ogni uomo, è falsa, e lo fa con degli esempi, come quello dei bambini o degli idioti, ovvero coloro che hanno d

L'empirismo inglese Locke, Berkeley e Hume

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Larga parte del dibattito filosofico del 600 è stato caratterizzato dalla conoscenza e dalla domanda relativa ai limiti e alle possibilità della ragione umana. Parlando dei filosofi dell’Europa continentale, come ad esempio Cartesio, Spinoza e Leibniz, possiamo dire che essi avevano una visione più razionalista dell'impresa conoscitiva, che si basava su un'idea forte di ragione, capace di fornire un sapere affidabile. Nella seconda parte del 600 In Inghilterra si sviluppò anche un'altra visione di pensiero, Il cosiddetto empirismo, nel quale la ragione è imponente senza il bisogno di ricorrere all'esperienza e quindi la stessa è limitata e condizionata. In quell'epoca il linguaggio che veniva usato dai filosofi, era un linguaggio astruso, difficile, non comprensibile per tutte le persone, mentre gli empiristi vollero adottare una forma di comunicazione più chiara e semplice, alla portata di tutti. Ritornando al concetto di sapere, il protagonista indiscusso de

Il Signore delle Mosche

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Nel film “ il Signore delle Mosche ” scopriremo come la malvagità possa nascere in qualsiasi persona a prescindere dall'età, e questo film ci porterà in un viaggio dove non esistono regole e dove si rivelerà la natura umana. La trama ha inizio con il precipitare di un aereo carico di bambini nei dintorni di un'isola deserta. Su quest'isola i bambini devono organizzarsi per sopravvivere e per cercare di essere salvati.  Inizialmente i bambini si uniscono dimostrando la socialità che è nell'essere umano, o forse perché condizionati dalla società in cui sono cresciuti, ma qualunque ne sia il motivo, i bambini scelgono di nominare un leader che faccia da guida, che non per forza deve essere il più intelligente, o il più forte, o il più simpatico, ma sicuramente deve essere quello che genera più fiducia negli altri. Il leader eletto è Ralph, che nel gruppo rappresenta la democrazia, le cui intenzioni sono buone e che spera che il gruppo resti unito, ma purtroppo, non essendo

Leibniz e l'universo come organismo vivente e la metafisica delle monadi

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Quando parliamo di Leibniz, parliamo del suo pensiero metafisico, ovvero quel pensiero che si occupa dei principi primi, degli aspetti teorici e dei valori assoluti della realtà, prescindendo dai dati dell'esperienza diretta o della conoscenza sensibile. Secondo Leibniz che si avvicinò fin da giovane alla filosofia, la filosofia doveva servire a rafforzare la fede in Dio ed è proprio attraverso questo obiettivo che lui si applica allo studio della natura, soprattutto all'analisi della struttura dei corpi ed ecco dunque il suo progetto, quello di reinterpretare i risultati della scienza moderna in una prospettiva che mostri i fini dell'universo e che risponda alla domanda… perché esiste il mondo. La sua idea parte dal fatto che il nostro è il mondo migliore di tutti i mondi possibili, Dio avrebbe potuto crearne altri, ma ha deciso di far venire all'esistenza il mondo migliore, che non poteva essere perfetto, perché altrimenti sarebbe stato identico a Lui e quindi, ha